Sì, l’ho visto. E prometto che non farò uno spoiler. Ammetto che ero proprio curioso di notare come Alessandro Siani nel ruolo di regista avesse dipinto la figura del Mental Coach.
Non so se capiti la stessa reazione anche a un avvocato che guarda Codice d’onore oppure a un medico che guarda il Dottor House, ma quando viene trasportata sullo schermo la mia professione sono sempre incuriosito e talvolta spaventato.
Il Mental Coach al cinema
Forse sarà perché, rispetto all’avvocato o al medico, quella del mental coach è una figura totalmente nuova e che, fino a un po’ di anni fa, non aveva neppure ragione di esistere.
Credo sia soprattutto perché molte persone hanno un’idea piuttosto vaga e confusa di ciò che facciamo e alcuni film in passato non hanno aiutato.
C’è chi ha l’immagine del motivatore stile Mickey che incita Rocky, chi pensa a un affascinante Will Smith in Hitch, lui si che le capisce le donne che insegna a sedurre. Oppure qualcuno ricorda il “guru” di Muccino fino ad arrivare, per fortuna sempre più raramente, a essere associati all’eccentrico Tom Cruise di Magnolia che urla le sue massime dal palco.
Be’ vi dirò una cosa: Siani mi è piaciuto un sacco. Perché? Semplicemente perché ho riso come non facevo da tempo al cinema.
La verità è che la figura del mental coach, in questo caso, è solo il pretesto per far conoscere i protagonisti e, dopo poco, passa quasi in secondo piano rendendo invece onore a una serie di sketch divertenti che giocano sulla contrapposizione tra ottimismo e pessimismo, tra pensiero negativo e pensiero positivo, tra la capacità di chi sa reagire a una “caduta” e chi, invece, si lascia andare e non fa nulla.
Sì, anche in questo film sono stati buttati lì alcuni luoghi comuni tipo “ecco, adesso ti dico le regole per la felicità” come se esistessero e come se, soprattutto, noi mental coach le conoscessimo necessariamente… immagino sia fatto per esigenze narrative ma, chissenefrega, consiglio ugualmente il film.
Come si raggiunge la felicità?
E a tal proposito ne approfitto per condividere un passaggio del film (sempre senza spoilerarlo): Abatantuono, che interpreta il “vero” mental coach, in un momento di rivelazione commenta: “La felicità non esiste. Ci fanno credere che comprare quella cosa ti darà la felicità, vincere quel premio ti darà la felicità, ottenere quel riconoscimento ti darà la felicità. E invece non è vero”.
Sono decisamente d’accordo. La felicità non è un luogo in cui arrivare o qualcosa che non hai e devi raggiungere. Questo è il tranello in cui cadono in molti.
Non ti serve nulla per essere felice. Ha più senso partire direttamente con l’essere felice per nessuna ragione. Questa è la più bella definizione di PNL che abbia mai incontrato, perché la verità è che non ci serve nessuna ragione (o regola) per essere felice.
Il dott. Richard Bandler (co-creatore della Programmazione Neuro Linguistica) ripete spesso che dovremmo imparare a usare questo termine come un avverbio: una persona va felicemente al supermercato, parla felicemente con le persone, svolge felicemente il proprio lavoro. A questo punto essere felice diventa una scelta.
La felicità è un’abitudine
La felicità è un atteggiamento e diventa col tempo un’abitudine di pensiero e di profondità emozionale. Quindi non è oggettiva e non dipende da nulla di particolare di esterno.
Non sto dicendo che una persona debba sempre vivere col sorriso stampato in faccia: ci sono alcuni eventi (tra cui quelli che vediamo quotidianamente al telegiornale) che non fanno per niente ridere.
Ma ciò non ha a che fare con la tua capacità di vivere felicemente gli attimi della tua giornata. Questo è un impegno che dovresti prendere con te stesso.
Ad esempio vuoi che il tuo lavoro ti renda felice? Svolgilo felicemente: focalizzati su ciò che ti piace o pensa a come fare quella mansione noiosa in modo divertente. Fai in modo che parta da te. E la stessa cosa vale in tutte le aree della nostra vita.
La felicità è un’abitudine. E fai attenzione che lo è anche la tristezza.
Ti auguro una buona e felice giornata.
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Bravo Alessandro! Non ho visto il film ma il tuo commento è perfetto. Io sono un po’ stufo di vedere ragazzotti in giacca e cravatta che danno ricette. Queste persone hanno bisogno di un bagno di umiltà. Leopardi diceva “E’ curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno le maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore” Tu sei fra i più bravi che conosca e non te la tiri! Dovrebbero clonarti!
Grazie mille Claudio, apprezzo molto
Come non essere d’ accordo
Quello che mi piace è la tua capacità FI andare al nocciolo in pochi passsgi
Grande
Grazie
Complimenti Alle !!! Ottima riflessione ed articolo. Sì, Siani avrà sicuramente usato la PNL!!! Ha usato alcune delle molteplici tecniche per entrare in empatia con tutti gli altri protagonisti, la metafora della caduta ed altro. Sì, secondo me un lavoro ben fatto. Grazie del tuo articolo. Ti abbraccio.
Grazie del commento Roberto
Un abbraccio